Qualsiasi business moderno fa affidamento su una connettività ad alte prestazioni (bassa latenza, soprattutto), sicura e resiliente. Nell’era del cloud, dello smart working e della pervasiva digitalizzazione dei processi aziendali, non esiste un’organizzazione che possa sottostimare l’impatto di prestazioni di rete non adeguate o di un vero e proprio downtime. Quantificare il costo dell’inaccessibilità dei sistemi è molto complesso poiché esso dipende da molti fattori: nel mondo delle PMI, una survey di Aberdeen Research stimò il danno in 8.600 dollari all’ora, mentre nell’universo enterprise si è soliti riportare il dato di Gartner, ormai datato ma pur sempre valido come stima sommaria: gli analisti, in quel caso, parlarono di 5.600 dollari al minuto. Inoltre, non c’è solo il costo del downtime, ma anche quello della latenza, che dipende dal processo in essere: una e-mail può non risentirne, una telefonata sì. Per dare un ordine di grandezza dell’impatto, tempo addietro Google annunciò una riduzione del 20% nel volume delle ricerche a causa di 500 ms di latenza. Questo, peraltro, diede il via a un percorso volto a rendere la velocità di caricamento delle pagine web un fattore primario di ranking nel motore di ricerca.

In virtù di questi dati, la scelta del fornitore di rete assume quindi un ruolo ancor più centrale e strategico, poiché da essa non dipendono soltanto le performance di alcune business unit o la capacità di soddisfare il cliente, ma l’operatività dell’azienda nel suo complesso.

Per un IT manager, scegliere il fornitore di rete non è semplice. Il mercato è ricco di player TLC con offerte dedicate alle imprese, solitamente dotate di una certa standardizzazione e incentrate sulla convenienza a livello di pricing. La verità, tuttavia, è che ogni organizzazione è una storia a sé: ha una sua struttura, un modello organizzativo ad hoc e processi core differenti. Dato il carattere critico della connettività di rete, la standardizzazione proposta dai grandi player non sempre è la soluzione migliore per rispondere a esigenze specifiche e, soprattutto, per garantire la business continuity di organizzazioni complesse e sempre più distribuite. Prendere la decisione migliore circa il provider da coinvolgere significa miscelare considerazioni di natura tecnica, relative all’infrastruttura di rete, e commerciali, comprese quelle (fondamentali) relative al supporto post-vendita.


Bassa latenza, il primo fattore (tecnico) da considerare

Tra le considerazioni di natura tecnica, la bassa latenza è l’elemento da cui partire. Il tema è piuttosto complesso e va al di là delle “tipiche” considerazioni relative alla banda (anche garantita), che invece sta diventando una commodity. A livello aziendale, la bassa latenza è importante almeno quanto la banda garantita, e i due parametri sono chiaramente connessi. Per dare un’idea della sua rilevanza, possiamo rifarci ad alcuni esempi dell’universo eCommerce: secondo Hubspot, non soltanto il 70% dei clienti rileva una relazione tra i tempi di caricamento delle pagine e il completamento dell’acquisto, ma i tassi di conversione si riducono del 4,42% per ogni secondo extra di attesa entro i primi 5. Oppure, fenomeno ancor più comune, si considerino le comunicazioni moderne, che tra meeting online e video-call sono ormai completamente digitalizzate. Qualche secondo di ritardo nella voce renderebbe la comunicazione inefficace, per non dire impossibile. Gli esempi potrebbero proseguire (quasi) all’infinito.

Dal punto di vista tecnico, bassa latenza, jitter e packet loss dipendono da svariati fattori, sui quali l’operatore di rete deve essere in grado di agire e, soprattutto, deve mostrarsi proattivo per evitare che si verifichino problematiche impattanti. Parliamo quindi di prestazioni degli apparati che costituiscono la sua core network, i mezzi trasmissivi impiegati, l’ottimizzazione dei percorsi di rete (routing), l’attivazione di policy di Quality of Service, la separazione tra i circuiti voce e dati, varie ridondanze e la capillarità della rete, poiché la latenza è molto sensibile alla distanza.


Flessibilità, tempestività, costo

La capacità di agire sui fattori citati accomuna gli operatori TLC, ma non tutti offrono le stesse capacità di ottimizzazione, la medesima tempestività di fronte a prestazioni inadeguate e, soprattutto, un vero e proprio monitoraggio proattivo della rete. Se a questo si aggiunge la complessità di molti progetti, diviene ancor più centrale la scelta dell’operatore, che deve essere in grado di garantire livelli di servizio sfidanti a prescindere dalle esigenze delle imprese. La bassa latenza, o meglio la “giusta latenza” in funzione del tipo di traffico (un’e-mail non ha le stesse esigenze di un processo industriale) è il primo parametro da valutare.

Un discorso certamente interessante riguarda il costo. Si è detto che il modello di business di molti grandi player è orientato alla massimizzazione dei volumi. Ciò implica dover far leva sul costo e sulla standardizzazione. Anche in questo caso, quindi, più che di “costi bassi” sarebbe corretto parlare di “costi giusti”, di equo bilanciamento tra personalizzazione del progetto, prestazioni di rete e, cosa tutt’altro che trascurabile, sulla qualità dell’assistenza post-vendita, tenuto conto dei costi di downtime riportati più in alto.

Il fornitore di rete adeguato è colui che riesce a bilanciare tutti questi fattori, facendo in modo che l’IT dell’azienda possa concentrarsi il più possibile sul supporto innovativo al business anziché sul preservare l’operatività quotidiana.